PROCESSO CREATIVO E ARTETERAPIA
Il senso di inadeguatezza è quell'emozione disturbante, a volte angosciante, che insorge quando si percepisce di non essere all'altezza di una situazione, si tratta di un senso di inferiorità che crea disagio nel profondo e si manifesta prepotente nella relazione con gli altri. Il senso di inadeguatezza maschera una profonda ferita interiore. L’aver vissuto esperienza traumatiche a partire dalla prima infanzia, eventi che si ricordano o anche no, che ci sono stati raccontati o anche no ma che sicuramente hanno lascito un segno nel nostro inconscio, sono la chiave di svolta, quando, in un percorso introspettivo vengono consapevolizzati e riconosciuti. Sono "il là" per tornare o in certi casi, cominciare, a ri-conoscere il proprio Essere e quindi il proprio valore. Spesso il giudice più intransigente, Super IO[1], il poliziotto del nostro IO (che a me piace chiamare Ego) - parte conscia e inconscia, dell'apparato psichico, organizzata per svolgere importanti funzioni. -Il suo graduale sviluppo dalla psiche ancora indifferenziata del neonato dipende da fattori costituzionali e dalle esperienze nel rapporto con gli altri -) che alberga dentro di noi, non ci dà scampo. Lui è un giudice severo, e rigido, formatosi con le esperienza educative (che mi piace, ironicamente, definire edu-castranti). Qualsivoglia esperienza vissuta nella primissima infanzia e certi studi, cito i 1000 giorni d’oro[2] (dal concepimento al secondo anno di età), ci riportano ad esperienze vissute ancora al concepimento, a livello chiaramente sensoriale, che segnano quello che noi oggi chiamiamo ‘il nostro destino’. Il nostro destino può ed è segnato da questi movimenti emotivi di chi ha desiderato metterci al mondo ma oggi, spetta a noi ri-trovare la nostra autenticità, al di là, del senso di inadeguatezza che possiamo sentire forte, prepotente e che parrebbe voler gestire la nostra vita. Io/Ego come riferimento, ha ciò che gli è stato insegnato. L’Io/Ego si è programmato e sviluppato con le esperienze. Solo lavorando sull’archetipo, forma primaria delle esperienze vissute dall’umanità nello sviluppo della coscienza, modello delle cose sensibili, della/del nostra/o bambino ferito possiamo riprendere il nostro potere. Per riprendere la facoltà di “esistere liberi” e in questo caso, sentirci ‘abbastanza’ dobbiamo vedere in che modo abbiamo contribuito affinché si manifestasse questa mancanza di opportunità (potere). Capire per conoscere cosa abbiamo fatto per proteggerci e difenderci, che non è rimproverarsi, ma comprendere cosa non ha funzionato per poterlo modificare e rielaborare. Scrutando il nostro “lato oscuro” vediamo non solo quelle parti di noi stessi che normalmente sfuggono ma anche la nostra forma, il nostro movimento. Non possiamo liberarci della nostra ombra, non possiamo voltarle le spalle. Cercando di negarne l’esistenza, restiamo nell’Ego strutturato per noi da altri, e questo non ci permette di crescere ed evolvere nell’autenticità dell’anima e quindi ri-trovare la strada per cui siamo giunti su questa vita, coglierne appieno il senso e soprattutto vivere nella libertà dell’essere riconoscendoci il Valore inestimabile che abbiamo. L’ombra, è un concetto che anche Jung ha formulato per descrivere l’insieme delle funzioni e degli atteggiamenti non sviluppati della personalità umana, rappresenta tutti i contenuti rifiutati, rimossi e non autorizzati dalla coscienza, per l’educazione e le influenze a cui come essere umani ci siamo sottoposti. Il senso di inadeguatezza è quindi uno stato presente nell’ombra che ci portiamo in viaggio dagli esordi della nostra vita, prenderne consapevolezza (rendersi conto di sentirsi inadeguati e non abbastanza) è il primo passo che ci invita a toccar con mano il vissuto per trasformare le credenze insite nel nostro Io/Ego in potere personale. Dando forma all’ombra, permettiamo all’inconscio di manifestarsi attraverso il processo creativo. Dall’inconscio infatti, emerge di tutto e tutto può prendere forma (sonora, gestuale, artistica).
Le immagini personali che accompagnano, quasi passivamente, la storia personale si legano ai vissuti e acquisiscono senso. Sorprendono, spiegano, chiariscono nessi causali sfuggenti. Qual è, allora, lo scopo del lavoro creativo/terapeutico? ... di sicuro, non è quello di dare risposte sul significato dei temi portati da ognuno o significati esistenziali! Piuttosto, lo scopo è di farli emergere e mettere in forma artistica, affinché il protagonista possa riappropriarsene in modi diversi, tollerabili, grazie alla presa di distanza dai vissuti emersi. Spetta al fruitore di questo immaginario decidere, poi, se approfondire i significati o semplicemente lasciarli andar via. Certo è che, in tal modo, la persona apprende dalla sua stessa storia personale, piuttosto che subirla passivamente. E questo è, già di per sé, catartico e, in taluni casi, risolutivo. Di sicuro lo è dal punto di vista della presa di consapevolezza di sé. Nel processo creativo esistono tutte le spiegazioni che portano ad essere nel mondo in un certo modo, le ragioni che spingono a manifestare bisogni e aspettative, commisurati al personale sentire rispetto a sé stessi e agli altri, che regolano l’agire. Dal che deriva il binomio che lo lega allo sviluppo dell’intelligenza emotiva, laddove tale competenza si concretizza con la capacità di adottare comportamenti e assumere decisioni la cui ricaduta sul piano emotivo ci si aspetta che sia in linea con i desideri e con gli obiettivi. Così, nel caso delle arti figurative, l’arteterapia è anche questo: mettere su carta o su materiali modellabili un vissuto, un’emozione o una parte di sé, per trasformarla. Tornare a volersi bene, conoscendosi per diventare alleati di sé stessi è il primo passo per non avere più paura del giudizio degli altri e imparare a difendersi dagli attacchi esterni e dal senso si inadeguatezza. All’interno della relazione terapeutica è possibile trovare un clima emotivo non giudicante e sentire comprensione nello sguardo che si riceve, questa esperienza rende possibile, nel tempo, ri-trovare un senso di valore (e potere) personale e sicurezza.
L’importanza del senso di inadeguatezza quando si pone dinnanzi a situazioni che non conosciamo è uno stimolo e un sollecito ad approfondire con curiosità; quando diventa limitante, è un problema. Un problema da Amare tanto quanto ci si Ama: il problema ha in serbo sempre la soluzione, e questa, è possibile trovarla insieme. La vita, immaginandola come un mare aperto ci offre meravigliosi viaggi, immensi orizzonti e sconvolgenti onde, solo conoscendo il timone della nostra nave possiamo affrontare con gratitudine ogni gioia che la libertà del mare aperto ci regala, ma con coraggio e determinazione affrontare anche tutte le burrasche. L’auto-analisi e il confronto/percorso terapeutico con un professionista, è il primo passo per imparare a navigare.
Ti Aspetto!
con fiducia
Antonella
[1] Con il termine Super-io (originale tedescoÜber-Ich) o dalla resa in lingua latina Super-ego, secondo la teoria freudiana, si indica una delle tre istanze intrapsichiche che, insieme all'Es e all'Io, compongono il modello strutturale dell'apparato psichico ed è quella che, secondo lo stesso Freud, si origina dalla interiorizzazione dei codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi di valore (bene/male; giusto/sbagliato; buono/cattivo; gradevole/sgradevole) che il bambino attua all'interno del rapporto con la coppia dei genitori. Il Super-io è costituito da un insieme eterogeneo di modelli comportamentali, oltre che di divieti e comandi, e rappresenta un ipotetico ideale verso cui il soggetto tende con il suo comportamento. «È una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri dell'uomo» [2] I mille giorni d’oro sono il tempo più importante e più delicato per ogni individuo che si affaccia al mondo: il tempo delle impronte, il tempo delle fondamenta. OMS ha definito mille giorni d’oro il periodo che si estende dal concepimento, alla gestazione sino all’epoca perinatale. Un periodo aureo, perché ricco di potenzialità creative, ma al contempo un periodo di grande delicatezza che andrebbe conosciuto e tutelato come il più prezioso. Mille Giorni d’Oro” ed. La Torre, Maurizio Grandi ed Erica Poli, insieme alle voci di numerosi altri autori che hanno partecipato con il proprio contributo, compiono un viaggio che si snoda tra scienza, arte, filosofia, medicina e antropologia, nei percorsi della nascita di una nuova Vita. Un viaggio ben radicato nelle conoscenze mediche, ma che non trascura di considerare gli archetipi, i miti, i riti del concepimento e della nascita, e infine si riconduce alla Poesia che è in ultima analisi, ingrediente unico ed irrinunciabile del dare vita alla Vita.