L’EMOZIONE VUOLE SOLO ESSERE VISTA

L’EMOZIONE VUOLE SOLO ESSERE VISTA

 Il dolore è necessario, la sofferenza è una scelta. Per Essere Felici ci vuole coraggio. 


A Federica 


<<Dai, non pensarci...>> Quante volte hai sentito questa frase? Chi non ha le risorse per accettare scomode realtà, cerca di distogliere l'attenzione dal dolore, cerca di "non pensarci" ma in realtà, il dolore, l’emozione intensa, non scompare affatto! Più cerchi di allontanarla e più questa ti porta in un vortice, nella spirale infinita del pensiero del viaggio mentale, nel buio. Più cerchi di distrarti (e distrarla) e più questa con imponenza emerge. E allora si ha sempre più rabbia, si ha sempre più tristezza, si hanno sempre più dubbi e paure, ci si sente in uno stato di angoscia e poi di ansia e poi di malinconia e poi ancora rabbia, e poi ce la si prende con sé stessi per l’incapacità di soprassedere, di essere insensibili dinnanzi a forti emozioni. Qualvolta, nel circolo vizioso che si crea, si perdono anche tutte quelle emozioni gioiose, che esistono, ma alle quali poi resta, molto poco spazio per vibrare. All’emozione negativa permettiamo di prendere sopravvento, ci priviamo del controllo per e su di essa, ed ecco che compaiono in successione chiodi fissi. La nostra parete che potrebbe essere luminosa e baciata dal sole, diventa a punti neri, pungente (metafora dei chiodi!) e al sole a questo punto concede solo uno spazio a pois costellato da ombre! La voglia e l’entusiasmo vitale restano incatenati e ‘appesi’, sbuffi, ti chiudi in te stesso, e resti Fermo. 

<<Niente è in pace, tutto si muove, tutto è oscillazione. Tutto fluisce e rifluisce, tutto ha i suoi tempi, tutte le cose scendono e salgono, l’oscillazione del pendolo si rivela in tutto; la misura dell’oscillazione di destra è la stessa di quella di sinistra; il ritmo si compensa[1]>> già molte migliaia di anni fa i saggi espressero, in questi termini, questa verità. 

Cosa accade all’onda dell’oceano? Arriva d‘impeto verso la spiaggia, più si avvicina più si carica in velocità, irruenza, furia, forza, violenza per poi lasciarsi ‘accadere’, infrangersi e trasformarsi in schiuma prima e dolce acqua limpida poi. Se pensi all’onda come all’emozione che ti travolge, riesci ad immaginare un modo per poterla cavalcare? L’emozione è un onda. Immaginala così. Giunge. Forte. Furiosa (pensiamo alla rabbia, alla paura, alla tristezza). Si scaglia nella tua mente, ti fa perdere il controllo (urli e spacchi tutto, ti immobilizzi, piangi inconsolabilmente). 

E poi?

E poi resta li a governare il tuo tempo fin tanto che vuole, come vuole, e per difenderti da essa ti porta inevitabilmente ad attribuire la colpa, la causa della sua violenza ad un evento o una persona a te esterni. L’altro Noi crea l’innesto ma l’emozione, è dentro di te da sempre come una forza primordiale. 

Tu sei Poseidone[2], e l’onda è tua. Giunge dal tuo mare, per il tuo mare, per il tuo Bene. Non sono gli altri, o l’evento esterno[3] ad innalzarla, sei Tu.  Il perché, lo vediamo in un altro momento, qui fermiamoci al come poter gestire l’emozione, vediamo tutti i dettagli per pensarci bene e sciogliere i nodi emotivi che pesano sul cuore. E se sei Tu, il Dio del mare, altro non ti resta che governare l’onda, imparare a cavalcarla e gestirla per permetterle di trasmutarsi in calma. È molto facile giocare con le metafore e rincorrere parole rincuoranti, lo capisco, ma dopo studi ricerche e prove autentiche voglio che tu possa, avvicinarti a questa risoluzione. 

Ti faccio una domanda, <<quanto pesa sulla tua psiche un semplice pensiero negativo? Quanto pesa ogni emozione?>> 

La parte più difficile è comprendere che non c'è nulla di cui avere angoscia, terrore, paura. Questo è il più grande spartiacque. Uscire dall'idea del "male". Significa allontanarsi da un intero mondo e modo di pensare. E anche scendere in quell'ascolto profondo che è l'inizio della vera guarigione. I processi interiori sono molto più complessi e benevoli di quanto noi li consideriamo. L’emozione è uno stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio. Per vivere appieno l’autenticità è importante imparare a gestire l’emozione per mantenere l’equilibrio e non permettere alla stessa di turbare l’armonia del nostro vivere. Ogni emozione che emerge racconta di te, della tua personalità che si è formata grazie a credenze e imposizioni, esperienze, che il sistema, la società, l’educazione hanno impresso nel tuoi inconscio. Emergono per permetterti di osservare il tuo cuore, la casa della tua anima, ed evolvere, ma per fare tutto questo, dopo essere state viste, vanno accettate, accolte come preziosi gioielli e così, trasformate. 


L’onda emotiva arriva. 

Alta. Forte. 

Impetuosa. 

Fermati. 

Accoglila. 

Ascoltala. 

Sentila. 

Non contrastarla. Non fermarla. 

Non tergiversare, Resta, li. 

Mentre ti senti travolgere … Stai nel qui ed ora, nel presente, nell’adesso

Cosa succede dentro al tuo corpo? Cosa senti? Formicolio? Battito accelerato? Com’è il tuo respiro? Il colore della tua pelle? Le mani sudano? Senti prurito? Senti molto caldo o tanto freddo? Gli occhi si riempiono di lacrime? Cosa Senti? Ascoltati. Osservati. 

L’osservazione di sé, SENZA GIUDIZIO, è fondamentale. Non commentare, criticare, pronunciarti, sentenziare, non cercare di capire, spiegare, non cercare la causa di quello che percepisci e vivi nel corpo. Utilizza la mente, con il pensiero, per scrutare con attenzione, accogliere e sentire, nel corpo, l’onda emotiva furibonda. 

Considerala, prendine atto. 

‘Guardala’ come se tu fossi testimone[4] esterno. Come se guardassi un film, il tuo, da un altro punto di vista.  Qui sei già a buon punto perché tanto per cominciare, hai spostato l’attenzione al presente del tuo corpo, al respiro, al battito, e quindi inevitabilmente stai costatando, controllando senza decretare, cosa accade nella tua onda emotiva. Ascoltandoti nel qui ed ora, già ti stai permettendo di intraprendere la via della trasmutazione dell’impressione. Il tuo corpo, ora considerato, perché sentito e ‘visto’, comincia ad allentare la commozione, l’eccitazione, il turbamento. La sola osservazione da testimone attivo porta la trasformazione dell’emozione. Ambasciatore della tua emozione, osservi il colore dell’onda, l’altezza e la profondità, la schiuma che questa crea nel tuo mare e, la accogli. Resti con lei, osservi il suo fluire. Stai interagendo sul campo, stai lavorando nel qui ed ora dell’esperienza che giunge. 

Guardala, percepisci la sua presenza. 

C’è. Presente, alta, non domarla, limitati a percepirne la presenza. 

Nominala, senza giudicarla. 

Stai imparando a conoscerla. Stai ascoltandoti e osservandola la ri-conosci. 

Ora, da buon Dio del mare consapevole di aver creato l’onda furibonda, è necessario imparare ad accoglierla per integrarla. Durante l’osservazione da testimone, nel pieno delle sensazioni che ascolti nel tuo corpo, chiudi gli occhi e crea con la mente un’immagine, un volto, una figura per l’emozione (una vecchia, una strega, una scappata di casa, un orco, una sfera, un drago, una spirale, un guerriero …), questo ti permetterà di poter dialogare con essa e controllarla. Inscenando una figura, produci, rappresenti mentalmente (e anche graficamente se lo vuoi) l’emozione stessa e la porti fuori, la estrapoli dal corpo che la imprigiona e la affianchi al tuo essere testimone presente, attivo. Questo accade perché, è risaputo, è la mente che cura con l’immaginazione. 

Cominci in questo modo a controllare questa forza primordiale[5] emotiva (emozione) e non permetti più a lei di governarti. Hai accolto l’emozione, l’hai sentita, la stai provando, l’hai ri-conosciuta e nominata, l’hai immaginata e personificata. L’hai trasformata. 

Ora, portala sempre con te. Non sarai più solo/a ma sempre in sua compagnia. Lei ti permette di guardare aspetti di te, che non conoscevi e osservarli per comprenderli, per trasformarli ma soprattutto per gestirli al meglio nella tua quotidianità. Rabbia, paura, angoscia, ansia, tristezza, dubbio, così come tutte quelle positive (che però ci viene facile vivere e accogliere perché portano in serbo gioia e leggerezza[6]) ti sono necessarie per evolvere vanno accolte e benedette perché sono alleate nel cammino di autocoscienza, di ‘risveglio’ interiore, di ri-trovato benessere. 

A tal proposito cito Sauro Tronconi[7] che scrive, appunto:
«Le emozioni sono la chiave di accesso al tempo e alla consapevolezza oggettiva. Da sempre tutte le tradizioni religiose hanno posto l'accento sull'osservazione delle proprie emozioni per trascendere l'illusione e il desiderio che coinvolgono automaticamente il nostro corpo-coscienza. Molto spesso si è fatto un uso degenere di tali pratiche, finalizzandole al controllo anziché all'evoluzione dell'individuo, ad esempio trasformando l'osservazione delle emozioni in repressione.
Imparare a osservare le emozioni senza farsi assorbire aiuta indubbiamente ad essere più lucidi e consapevoli, lasciarle fluire senza schiacciarle ci dà forza ed energia, accettare l'alternanza della gioia e del dolore godendo e utilizzando tutte le nostre esperienze porta energia all'interno invece di sprecarla inutilmente, crea motivazioni transpersonali alla nostra esistenza.
Imparare a osservare le emozioni ci fa uscire dall'automatismo del nostro piccolo ego, aprendo orizzonti molto più vasti, facendoci entrare in un universo ricco di opportunità. Vivere le emozioni, soprattutto, allarga il nostro tempo.
Secondo le scuole di consapevolezza che fanno capo al nome generico di “Quarta Via”, il lavoro di risveglio e di ampliamento dei propri centri e delle proprie facoltà interiori passa soprattutto dall'imparare a osservare le proprie emozioni e in particolare le emozioni negative. Esse sono considerate il massimo dell'automatismo e a ragione, essendo le emozioni il trasformatore in tempo reale della realtà oggettiva in realtà psicologica. Essere in preda a questo tipo di reattività automatica è estremamente distruttivo per se stessi e per gli altri. Tutte le emozioni come la rabbia, la gelosia, l'indignazione, l'autocommiserazione e la noia sono di carattere negativo e sono i puntelli principali utilizzati automaticamente dalla falsa personalità per impedirci di vedere e accettare la situazione oggettiva. La base delle emozioni negative è sempre l'immaginazione e l'identificazione. Immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti con conseguente spostamento in virtuale della realtà oggettiva, che porta a non vedere le occasioni che si presentano e vanifica le opportunità che ci offre l'esistenza – ovviamente il contrario dell'essere presenti, condizione ideale per essere in grado di sfruttare tutto il potenziale emozionale positivo e la creatività. Le emozioni negative automatiche sono basate anche sull'identificazione e producono di conseguenza frustrazione e sofferenza, innescando una serie di proiezioni esterne e attribuendo il proprio senso di identità a cose o persone che sono esterne al vero e proprio sé.
Questo tipo di approccio esistenziale dovrebbe essere materia di studio per i bambini sin dalla più tenera età. Nella nostra società invece questo aspetto è completamente ignorato, lasciando gli individui nella più completa barbarie emozionale, con un aumento esponenziale della violenza e della rabbia determinato dalla miscela esplosiva composta dai desideri insoddisfatti e dalla repressione.
Troppo disturbi psichici e fisici derivano dal controllo forzato delle proprie emozioni che una volta palesate renderebbero evidente la vera essenza della persona. Voler apparire qualcuno, ovvero mettere una maschera per apparire ciò che non si è, vuol dire reprimere le emozioni autentiche per mostrarne altre che non si provano veramente. È un reprimere le emozioni talmente forte che porta a nasconderle così bene nel nostro inconscio, creando enormi blocchi nella psiche e nella corazza muscolare o, meglio, nel nostro sistema psicofisico. In questo mondo di apparenza e immagine il risultato di questa operazione di controllo è un'insoddisfazione generale nei casi più lievi, malattie e profonde psicosi in quelli più gravi
».

Quindi ora ti chiederai, <<come trasformare in immagine l’emozione che mi giunge>>?
 

Ti parlo delle mie immagini, forse questo può aiutarti. 

Chiaramente i personaggi che racconto sono i miei, o di amici o pazienti che con me hanno condiviso le loro,  non devono essere anche i tuoi, te li porto come esempio. 

Tu quando sei colto dall’emozione, nell’ascoltarti e sentirti, la nomini da testimone presente e chiudendo gli occhi la personifichi a tua fantasia. 


Esempi esemplari   

TRISTEZZA   

Mi viene da piangere. Piango. Sto piangendo. 

IO ACCOLGO L’EMOZIONE 

Mi sento male. Mi sento svuotare, mi sento vuota, mi sento stanca. 

IO SENTO L’EMOZIONE

Esco dal corpo con la mente, mi osservo, mi vedo piangere, lì, sul letto, rannicchiata. Mi osservo, non mi chiedo il perché piango, mi guardo piangere. 

IO OSSERVO L’EMOZIONE 

Vedo: Ho gli occhi gonfi di lacrime che non fanno tempo a scorrere sul viso che sono di nuovo pieni, non c’è voce, le lacrime scendono a fiumi, sento freddo, sento i brividi ma sono sotto alla coperta, vedo buio ma c’è accesa la luce. Ho le mani fredde, sento come se dovessi abbracciare il cuscino, il mio corpo si rannicchia come a voler scomparire nelle profondità del materasso. 

IO RI-CONOSCO CHE EMOZIONE SI STA MANIFESTANDO

Sono triste. Molto triste. Questa emozione è Tristezza. 

IO NOMINO L’EMOZIONE CHE STO PROVANDO

L’immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti.  

IO IMMAGINO E PERSONIFICO L’EMOZIONE

Non trattengo nemmeno una lacrima ma queste cominciano a fermarsi quando chiudo gli occhi e visualizzo una vecchia, dalle sembianze di una befana, brutta ma non spaventosa, ha il naso lungo e porta un grembiule nero di pizzo. <<Ciao Tristezza! Eccoti, grazie che sei venuta a trovarmi, resta con me, abbracciami, tienimi stretta per la mano>>. Le lacrime si fermano, mi soffio il naso, non sono sola. Lei, la vecchia, la mia Tristezza è con me. Sto in sua compagnia e sembra che più la guardo e più la tengo per mano, più questa riesca a trasmettermi un senso di quiete.  Mi sento meglio. I motivi per cui sono molto (o sono stata) molto triste, glieli chiederò domani, ora ho bisogno di dormire. <<Tristezza, grazie che ci sei, domani ne parliamo, ora accompagnami a dormire, ho bisogno di riposare>>. Arriva la mattina e cerco accanto a me la vecchia. (Parliamo di immagini mentali, visualizzazioni e metafore!Mi sento sollevata, lei non parla[8] se non la coinvolgi, lei c’è e resta, ti permette di affrontare ogni evento con lucidità.  Perché tu sei anche la tua tristezza che oggi si è trasformata (o ha cominciato)  

IO LA RINGRAZIO, L’HO TROVATA E ORA CHE ESISTE FUORI, COME PROIEZIONE, LA PORTO SEMPRE CON ME.   

Le emozioni negative producono delusione e tormento ma, se inneschi una serie di proiezioni esterne e gli attribuisci il proprio senso di identità, ritrovi la pace, la tua. La tristezza è un’emozione primaria insieme alla gioia, alla paura, alla rabbia e al disgusto e generalmente si manifesta quando si sente una mancanza o un sentimento di privazione.                             Il primo istinto è quello di combatterla ma devi sapere che questa emozione è lungi dall’essere negativa. Infatti, è lei, che ti informa sulla natura dei tuoi bisogni emotivi.                                             È un’emozione che in realtà ti vuole bene e ti fa bene perché ti spinge ad agire e a modo suo, ti protegge. È una spia che si illumina sul cruscotto informandoti che devi cercare conforto (sappiamo che il conforto lo troviamo al nostro interno ma in questo specifico caso può giungere come campanello di allarme per avvertirti che devi, se non riesci da solo/a, cercare conforto in nuove persone, amici, terapeuti o in un’attività gratificante).                                             È solo accogliendo la tristezza e sentendola pienamente che puoi trarne beneficio.                         Se da lei non fuggi e accetti il suo dolore, lei stessa diventa una grande fonte di trasformazione personale invitandoti a prenderti cura di te stesso/a.                                                                                 Sembra paradossale ma, è proprio la tristezza che rende possibile il vivere meglio. <<Incominciai a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci volere e dignità, ma per maturarci>> (Hermann Hesse)

RABBIA

Mi viene da urlare e picchiare i pugni sul tavolo 

IO ACCOLGO L’EMOZIONE 

Mi sento male. Mi sento nervoso. Mi sento come se dovessi agire subito e sbraitare per spiegare esattamente chi sono io, Mi sento attaccato ingiustamente. Non mi sento affatto capito. 

IO SENTO L’EMOZIONE 

Esco dal corpo con la mente, mi osservo, sono tutto rosso in volto, non riesco a stare fermo, ho il cuore che mi batte fin fuori dal petto, sento che devo agire qualcosa, immediatamente, sistemare i conti, prendermi la rivincita. Mi osservo, non mi chiedo il perché mi trovo in questa emozione. 

IO OSSERVO L’EMOZIONE

 Vedo: Ho gli occhi gonfi di lacrime, il respiro affannato, sento un calore che mi percorre dalla testa ai piedi, le guance bruciano, i nervi tesi e la voglia di calciare qualsiasi ostacolo mi si presenti nella stanza, gatto incluso. Tremo. Il cuore batte fortissimo come se volesse uscire. Voglio urlare. 

IO RI-CONOSCO CHE EMOZIONE SI STA MANIFESTANDO 

Sono arrabbiato, molto arrabbiato. L’emozione che sto manifestando è la Rabbia. 

IO NOMINO L’EMOZIONE CHE STO PROVANDO   

L’immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti.  

IO IMMAGINO E PERSONIFICO L’EMOZIONE 

Comincio a tranquillizzarmi quando vedo la mia Rabbia prendere la forma di una sfera rossa incandescente. Non è molto grande, sembra un palla da Bowling senza buchi, è incandescente ma non scotta, ha un sogghigno piuttosto ridicolo, sembra un emoticon, ha il sorriso rivolto verso il basso e sopracciglia ricurve e unite alle ciglia. Rotola per tutta la stanza, come una biglia impazzita, ma riesco ad afferrarla.  <<Ciao Te! Eccoti, so che sei la mia Rabbia! Ciao Rabbia! Grazie che ti sei lasciata prendere! Capisco perfettamente che ti piace correre in fretta qua e la, ammattire e distruggere tutto rotolando, ti guarderò mentre lo farai, lo rifarai>>.  La tensione nel mio corpo si allenta, non sono solo e mi sento compreso. Lei, la palla, la mia Rabbia è con me. Sto in sua compagnia e sembra che più la guardo più questa riesca a trasmettermi un senso di quiete. So che all’occorrenza potrò lanciala nella stanza e ci penserà lei a perdere il controllo, io ora, ce l’ho in pugno!  Mi sento meglio. 

IO LA RINGRAZIO, L’HO TROVATA E ORA CHE ESISTE FUORI, COME PROIEZIONE, LA PORTO SEMPRE CON ME. 

La rabbia, è un emozione di intensità variabile con un ampio spettro che può andare dall’irritazione alla furia. La rabbia non espressa e nel nostro caso non trasmutata è dimostrato che porta a somatizzazioni e a disturbi di salute. La rabbia ti fa sentire a disagio e in tal modo attira la tua attenzione su un aspetto che ti fa soffrire. È utile capire perché l’hai generata. Stando a contatto, sempre con la tua rabbia, oltre a controllarla nelle reazioni, che esula dal reprimerla, tu, l’hai espressa visualizzandola come immagine e proiettandola nella figura che si agita al tuo posto (sei sempre tu ma sei testimone attivo e presente alla manifestazione della tua emozione). La rabbia è un emozione importantissima che se trasformata (come con questo esercizio alchemico) ci spinge positivamente nel raggiungere gli obiettivi della nostra vita con determinazione. È un’emozione, che se conosciuta, ri-conosciuta, sentita e vista, ‘controllata’ ci aiuta a difenderci dalle minacce dell’ambiente donandoci l’energia per abbattere l’ostacolo che ci impedisce di realizzare un bisogno o un desiderio. La rabbia è l’amica che ci da la forza necessaria per affermare i nostri valori e far valere i nostri diritti. 

ANSIA  

Mi viene da scappare, muovermi, fare qualcosa. 

IO ACCOLGO L’EMOZIONE 

Mi sento agitata e spaventata, in preda alla fuga. Sento anche paura, come se qualcosa di grave stesse accadendo qui, adesso. 

IO SENTO L’EMOZIONE 

Esco dal corpo con la mente, mi osservo, mi vedo immobile, lì, rigida, nella stanza. Mi osservo, non mi chiedo il perché sto in questo stato, mi guardo ferma, immobile, spaventata. 

IO OSSERVO L’EMOZIONE 

Vedo: Ho il viso pallido, la bocca asciutta, le braccia corrono lungo il corpo, rigide, le mani sono fredde, le gambe le sento molli e deboli, il cuore batte forte,ho dei dolori al cuore (dolori intercostali) il respiro è affannato, sudo freddo, ho le ascelle bagnate.  

IO RI-CONOSCO CHE EMOZIONE SI STA MANIFESTANDO 

Ho l’Ansia. Sono in Ansia. Che Ansia! Che Agitazione!  

IO NOMINO L’EMOZIONE CHE STO PROVANDO   

L’immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti.   

IO IMMAGINO E PERSONIFICO L’EMOZIONE 

Comincio a respirare più lentamente quando chiudendo gli occhi vedo davanti a me, una piccola me trasandata, ‘scappata di casa’, spettinata, agitata, scomposta. <<Ciao Ansia! Eccoti, sei qui! A cosa devo questa visita? Garda come stai messa, vieni un po’ qua che ti sistemo. Grazie che sei venuta a trovarmi, tienimi stretta per la mano, ti offro un Tè>>. L’agitazione comincia a calmarsi, smetto di sudare freddo, comincio a muovere le mani e a proseguire con i miei lavori domestici. Mentre piego la biancheria uscita dall’asciugatrice Ansia è con me, mi sta accanto, il Tè non lo beve, ma chiacchieriamo un po’, mi faccio spiegare il motivo della sua visita e poi mi ricordo che se sto nel momento presente, qui ed ora, non è necessario agitarmi in anticipo per quello che accadrà domani, perché è solo vivendo l’oggi che costruisco il mio domani. Mi sento meglio.   Ansia viene spesso a trovarmi, qualche volta in ufficio, a volte in macchina, siamo diventate amiche, mi dimentico di portarla sempre con me ma appena percepisco il suo arrivo, subito la chiamo per nome e lei comincia a diventare visibile agli occhi della mia mente. So che dovrei affrontare le cause che stanno a monte delle sue ripetute visite ma … divenendo sua amica, riesco a vivere al meglio la mia quotidianità. Lei c’è, e resta al mio fianco, quando la guardo, mi fa sorridere e sdrammatizzando, riesco a rasserenarmi.    

IO LA RINGRAZIO, L’HO TROVATA E ORA CHE ESISTE FUORI, COME PROIEZIONE, LA PORTO SEMPRE CON ME.   

L’Ansia è una sensazione, che qui mi piace chiamare emozione indefinita perché di fatto è uno stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni che ne turbano l’equilibrio, che quando si presenta ai giusti livelli, non troppo bassa né troppo alta, riveste una funzione adattativa. È un segnale, un avvertimento e talvolta quasi un’amica che ci dice qualcosa di importante per la nostra vita, delle volte indica i nostri limiti, quello che possiamo o non possiamo fare, oppure ci prepara a una particolare prestazione mettendo in azione mente e corpo e facendoci concentrare sul qui ed ora. Se sei sotto stress ti invita a rallentare i ritmi o rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione affettiva, sentimentale o professionale che non ti va (e fa) più bene. L’ansia può essere anche lo specchio di paure, spesso esagerate, che dovremmo impegnarci a superare ma anche in questo caso, la sua funzione amicale è positiva. Ti avvisa che dovresti diventare più forte, sicuro/a o migliorare l’autostima (a volte anche seguendo un necessario percorso terapeutico). Il lavoro di ‘risveglio’ e di crescita personale è incentrato, a imparare a osservare le proprie emozioni e in particolare le emozioni negative (o apparentemente da noi stessi catalogate tali) per trasmutarle in forza autentica e soprattutto, vitale.   

DUBBIO   

Continuo a pensare, non sono sicura 

IO ACCOLGO L’EMOZIONE 

Mi sento come se qualcosa in merito a questa situazione si stia sgretolando, non ho più certezze. Mi sento una debole, incapace di decidere! 

IO SENTO L’EMOZIONE 

Esco dal corpo con la mente, mi osservo, mi vedo pensare, pensare, pensare, prima seduta sul divano, poi in viaggio in auto, e poi, ancora, mentre mi lavo i denti. Penso sempre, ho un cruccio, un’incertezza, un’esitazione nell’esprimere un parere o nel prendere posizione su un argomento. 

IO OSSERVO L’EMOZIONE 

Vedo: Sono in balia del pensiero, mi muovo nel mondo come se nulla fosse ma il pensiero ricorrente mi impegna, l’incertezza mi assilla. 

IO RI-CONOSCO CHE EMOZIONE SI STA MANIFESTANDO 

Sono insicura. Ho un Dubbio! <<Si può dire che provo Dubbio? Insomma, provo uno stato di incertezza! Che chiamo Dubbio!>> 

IO NOMINO L’EMOZIONE CHE STO PROVANDO   

L’immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti.   

IO IMMAGINO E PERSONIFICO L’EMOZIONE 

Non cerco di frenare il pensiero e nemmeno di rimbalzarlo o distrarlo, provo ad ascoltarlo e visualizzo un calzino altezza polpaccio, a righe rosse e verdi. Questo calzino non ha la coppia, è un calzino spaiato. Si trova nel nulla, come se stesse fluttuando lentissimamente nell’aria. Sta li, nella stessa zona, attorniato da bianco. Sta in mezzo alla mia visuale. Lo strappo dall’aria e lo prendo in mano. È un vero calzino spaiato! <<Avrò forse con me la sua dolce metà?>> Nel guardarlo penso che ci dev’essere inevitabilmente da qualche parte la sua coppia, e mi tranquillizzo. Sorrido, lo guardo, lo ringrazio per essersi fatto trovare e mi parla: << in realtà, Tu, stai alla ricerca di un qualcosa, quanto me! Dai vieni! Sicuramente se ci incamminiamo vivendo nel presente, se dev’essere, la risposta e quindi la mia metà, comparirà, se non dev’essere, perché diavolo pensarci ora? Perché fluttuare nel vuoto dell’incertezza, adesso? Oggi non sappiamo cosa accade domani, perché mai questa esitazione! Viaggiamo alla velocità dell’intuizione oggi, e domani, verrà da sé!>> Calzino sembra essere illuminante. Lo tengo sempre in tasca, ha il potere di ricordarmi che l’incertezza altro non è che uno stato di conoscenza limitata in cui è impossibile descrivere esattamente lo stato esistente. Proviamo insieme ad accettare il pensiero insicuro, e automaticamente questo, placandosi di potenza, ci indirizza a quello che davvero vogliamo! E alla risposta che veramente sentiamo! La metà del calzino spaiato, la indossavo io! E il nuovo amico Dubbio, si è sfilato per ricordarmi che solo io so chi sono, basta che fermo la mente e ascolto il cuore …!   

IO LA RINGRAZIO, L’HO TROVATA E ORA CHE ESISTE FUORI, COME PROIEZIONE, LA PORTO SEMPRE CON ME.   

Il Dubbio è una forma del pensiero che determina un’astensione dal giudizio, uno stato psicologico di incertezza. Il dubbio può aiutare a vedere chiaro, a conoscere la verità. Il dubbio, se in giuste dosi (è sempre un gioco di equilibrio con le emozioni), è rivelatore di una domanda che non si lascia tacitare da rassicurazioni a buon mercato ma chiede di essere assunta con intelligenza e sincerità. Il dubbio ci aiuta anche a non cedere alla tentazione delle proprie certezze e quindi a riflettere prima di agire, ci ricorda il senso del limite e a non sentirci onnipotenti e infallibili. Il dubbio ci aiuta a prendere le decisioni giuste, o almeno ci riporta l’attenzione a riflettere su chi siamo. Dubito ergo sum[9]. 

DELUSIONE   

Speranze infrante 

IO ACCOLGO L’EMOZIONE 

Mi sento giù di morale, mortificato, tutte le mie aspettative sono state smentite. Le mie speranze sono vane. 

IO SENTO L’EMOZIONE 

Esco dal corpo con la mente, mi osservo da testimone, mi vedo abbattuto moralmente.

IO OSSERVO L’EMOZIONE 

Vedo: Sono in balia della malinconia, ho lo sguardo abbattuto, l’umore sconsolato. Attraverso gli occhi si trapela la mortificazione, la luce negli stessi sembra essersi spenta.   

IO RI-CONOSCO CHE EMOZIONE SI STA MANIFESTANDO 

Sono Deluso! Si! Molto Deluso! Delusine! 

IO NOMINO L’EMOZIONE CHE STO PROVANDO   

L’immaginazione è qui intesa come stato di sogno a occhi aperti.   

IO IMMAGINO E PERSONIFICO L’EMOZIONE 

Non cerco di trovare spiegazioni ai pensieri mortificanti che mi assalgono, provo a visualizzare la Delusione, mi coglie impreparato la mia immaginazione: la delusione è una scopa di saggina! Si, una normale, normalissima scopa di saggina. Se impugnata fa il suo dovere, altrimenti resta li, appoggiata al muro di quella vecchia casa di pietra. Ciao Delusione. Grazie per esserti fatta trovare. Oltre a servirmi per spazzare via un po’ di secco fogliame, cosa hai da offrirmi?>>   

IO LA RINGRAZIO, L’HO TROVATA E ORA CHE ESISTE FUORI, COME PROIEZIONE, LA PORTO SEMPRE CON ME. 

È importante tenere con sé la Delusione? Si! È molto importante. La delusione, come disagio morale provocato da un risultato inaspettato e  contrario a speranze nutrite è un amica che permette di spazzare via il passato riportandoti al presente cambiato/a, diverso/a. La Delusione è un amica che ti offre un caffè amaro ma anche che (studi parlano di 90 giorni di vita di questo sentimento per un singolo episodio) una volta accettata, affrontata, trasformata, ti accompagna a cogliere il vero gusto (del caffè, se stiamo nella metafora sopracitata). La delusione precede il cambiamento, dal suo arrivo in scena in poi, nulla torna più come prima (e per fortuna!), questo non implica necessariamente la fine di un rapporto, di una relazione ma un nuovo inizio diverso, maturo e sicuramente cambiato. Se accogli il cambiamento, ti liberi di lei. Ma per farlo, deve esserci, deve essere anche lei presente nel quadretto di famiglia delle tue emozioni. La delusione arriva quando gli schemi esistenziali che stiamo vivendo sono troppo rigidi. Vuoi provare a pensarla e poi viverla come un trampolino di lancio verso nuove sfide e opportunità? 


La paura, invece, come te la immagini? 

Se sei in grado di portare con te le tue emozioni, tutte, che quando emergono dolorose (quindi nel loro stato negativo) sono ombre, puoi andare ovunque e nulla temere perché hai il pieno controllo di te. Vivendo l’emozione quando arriva, impetuosa, come un’opportunità di elevazione, ti permetti di essere nel pieno della tua autenticità, sempre, perché in ‘compagnia’ dei tuoi nuovi personaggi (che altro non sono che aspetti di te che ora conosci), con cui dialoghi e affronti le varie situazioni, puoi finalmente essere libero/a di aver cura di te. 

Ora, sorridi e immagina questo quadretto che per te sarà diverso e fantasioso ma, una foto della Tua famiglia allargata che non ti lascerà mai più solo/a. 

<<Esci di casa per recarti al lavoro e sul sedile dell’auto, accanto a te che guidi c’è una vecchia signora con il grembiule nero che ha sotto braccio una scopa di saggina, in mano un calzino a righe, per l’altra mano una sfera rossa incandescente e sulla spalla la scappata di casa! Mettile la cintura! Si parte!>> 

(immagina qui tante emoticon che ridono a crepa pelle!) 


È divertente! 

La vita è uno spettacolo e solo Tu puoi renderla tale! 

Ricordati, l’emozione arriva per rompere un conformismo (di credenze) a cui sei sottomesso/a, e aver cura di questa forza dirompente, tua, è aver cura di Te. 


Il dolore è necessario, la sofferenza è una scelta. 

Provare per credere! 

Con Amore 

Antonella 


 [1] P 147, Il Destino come Scelta - psicologia esoterica, Thorwald Dethlefsen, edizioni Mediterranee   [2] Poseidone o Posidone, dio del mare, dei terremoti, dei maremoti nella mitologia greca.   [3] Da attenzionare a questo punto è la Teoria dello specchio per la quale l’altro, altro non è che un riflesso del nostro essere interiore. Manifestiamo attraverso la relazione con l’altro la nostra realtà interna, inconscia (per cui l’altro esiste per farcene prendere consapevolezza), per poterla portare alla coscienza e creare la vita che desideriamo ardentemente.    [4] Il testimone è la persona (in questo caso tu che ti guardi dall’esterno, da una nuova prospettiva) che può far fede di un fatto per averne diretta conoscenza, è la persona (sempre tu) chiamata ad assistere a scopo di fornire eventuale prova concreta.   [5] Primordiale: riferibile a un periodo iniziale od originario.   [6] Positivo è creare immagini anche delle emozioni piacevoli poiché siamo sì, in compagnia di quelle dolorose da trasmutare, ma le ‘belle’ ci possono ricordare che siamo anche gioia, felicità, spensieratezza, luce … Ci concentriamo qui, su quelle amare per trasmutarle in accettazione serena ma quelle ‘buone’ vanno sempre portate con sé!   [7] Sauro Tronconi, Tibetan Vibration, Castelvecchi Editore   [8] Se la fai parlare, tieniti pronto/a a voler entrare in un percorso introspettivo, potresti aver bisogno di un supporto terapeutico per farlo e per rielaborare i dati emergenti. Tieni presente che già e solo attraverso questo percorso alchemico, trasmuti l’emozione e la controlli entrando in uno stato di pace, puoi non approfondire, se non te la senti, l’origine. Stare, so-stare nel presente, nell’adesso, al meglio, è l’obiettivo e questi esercizi ‘magici’ te lo consentono.    [9] Dubito ergo sum, dubito dunque sono.