Violenza psicologica - una sfumatura


Sofie ha una gatta. La gatta si chiama Luna. Sofie COMPRA una gatta perché la vuole di una specifica razza, per lei molto bella. Sofie è esteta. La gatta è esteticamente molto bella, è perfetta.

Sofie adora il suo acquisto. Sofie si preoccupa di accoglierla con tutto quanto di più caldo comodo e necessario possa servire alla piccola Luna. Sofie è molto dolce. Sofie è premurosa. Sofie considera la sua micia come una sua proprietà. L’arrivo di Luna è per Sofie motivo di gioia. Un esserino, bello di cui prendersi cura. 

Luna è un gatto. E il gatto è un essere dolce, affettuoso, LIBERO. Lo spirito libero del gatto ricorda quello della donna o dell’uomo liberi da costrutti del sistema, liberi da credenze limitanti,  indipendenti autonomi e soprattutto slegati da dipendenze affettive. Il gatto, come la donna o l’uomo sani, e per sani ci si vuole riferire a persone che come animali sociali hanno riconoscenza della propria identità, consapevolezza dei loro limiti e delle loro risorse, del loro valore e umili di fronte all’altro con cui sanno entrare in relazione, decisi nell’intraprendere il viaggio della vita con il loro spirito selvaggio. Il gatto è un animale che sceglie il padrone, il compagno, il nemico. Il gatto sceglie dove stare, quanto starci e con chi starci. Il gatto è un animale fedele, e a differenza del cane, che dipende inevitabilmente dal suo padrone, sceglie il padrone, gli garantisce calore protezione ed energia, coccole e fusa. Il gatto ha uno spirito selvaggio. Il gatto segue il suo padrone o il suo compagno nella bellezza della liberta. Il gatto sceglie ogni giorno il suo compagno di viaggio e purché si dica che è un opportunista legato al territorio e alla casa, esperienze, vissuti, e studi dimostrano esattamente il contrario (se si è disposti a volgere lo sguardo al di là di pregiudizi castranti): il gatto è seguace, adepto, proselito, sostenitore, fedele nella sua natura selvaggia. Il gatto insegna l’egoismo sano. 

Luna nasce come una micia libera.  Sofie comincia ad entrare in relazione con Luna. Luna è piccolina, appena svezzata, gioca tutto il giorno e come i nostri bimbi da piccoli, combina quello che per i nostri grandi sono guai. Esplora l’ambiente, lo marca, lo studia, lo sperimenta, per poi volgere lo sguardo fuori dalla finestra. Luna cerca le coccole ma ha bisogno anche di isolarsi, di vivere il suo sonno e il suo silenzio, la sua pace la sua quiete. Luna adora il suo tempo come ogni essere umano dovrebbe apprezzare. 

Sofie lavora tutto il giorno e quando rientra, VUOLE coccolare Luna. Luna non sempre è ben predisposta proprio in quel dato momento ad essere strapazzata di coccole. 

A Sofie poco s’importa. Sofie la prende con forza e la stringe a sé riempiendola di bacetti e carezze. Luna non le vuole e miagola, strilla e vuole liberarsi dalle grandi braccia di Sofie. Sofie non la molla, Sofie, nel suo entusiasmo pensa di farle bene, di darle il suo amore, a modo suo, quando vuole lei. Se poi Sofie quel giorno è nervosetta o di fretta, saluta Luna con un ciao e non la fila. La stragrande maggioranza delle volte però, la tiene con sé obbligandola a farsi coccolare a comando perché si sente in colpa per averla lasciata molto da sola. Luna con il passare dei mesi… comincia a sentirsi in gabbia. 

Luna cresce, gioca, e si affaccia alla finestra.  

Sofie è convinta di fare il bene della micia (oltre che al suo). Sofie, non si rende conto di maltrattare Luna, nel cuore ha tutte le buone intenzioni di questo mondo. Il gatto per la sua natura selvaggia ha bisogno di uscire, esplorare il territorio che lo circonda, accarezzare e mangiare l’erba, correre nel prato, cacciare piccoli insetti e lucertole. Così come la donna e l’uomo hanno bisogno di essere, di andare, di sperimentarsi nel mondo sociale. 

Luna è una gatta. Sofie, premurosa, non le permette di uscire dall’uscio per proteggerla, per evitare che possa incontrare pericoli, per paura che poi non torni, e per paura che si sporchi di terra.

Luna è una gatta che non può uscire perché la padrona che l’ha comprata non vuole. 

Sofie ogni giorno compra il filetto di sgombro per la sua Luna. E spesso glielo dà da mangiare come premio dopo la tortura delle coccole. Sofie a modo suo vizia e cura e la sua micia. Sofie pensa che un giorno vicino o lontano Luna possa accettare le sue esigenze, capirle e quindi assecondarle. 

Quando Luna fa un disastro, viene punita. Le punizioni sono schizzi di acqua in faccia se non addirittura una doccia esagerata sotto il soffione: Luna strilla ma Sofie è certa che la punizione possa ‘educarla’. Luna è educata, è edu-castrata. Luna è obbediente, non chiede più di uscire, si fa prendere a comando per essere coccolata. Luna è la micia che Sofie desiderava tanto avere quando l’ha comprata. La gatta È DI PROPRIETÀ di Sofie.  

Quando cresce ha le voglie, si lamenta, cerca soddisfazione, entra in calore periodicamente. Sofie la guarda, la tiene osservata, si concede l’onore di sopportare i suoi urli anche la notte, poiché non facendola uscire, la lascia nella sua natura senza sterilizzarla. Sofie pensa di rispettarla, di rispettare la sua natura. Luna resta con le voglie represse. 

Luna soffre e Sofie non se ne accorge, non se ne cura, perché lei stessa soffre il suo non essere una donna libera, ma non ne ha consapevolezza pertanto, riflette nella micia la sua grande frustrazione, il suo grande dolore.  Luna non ha però, a questo punto la possibilità di scappare perché con cura Sofie la tiene stretta in prigione, nella prigione del suo cuore. La protegge a modo suo, la cura con acqua cibo e lettiera pulita, la coccola a comando, la trasporta quando va in vacanza e la piazza dalla madre che con cura, a sua volta,  se ne occupa.  Sofie è molto gelosa e possessiva della sua micia.  La micia di Sofie, terrorizzata dalle punizioni, succube di coccole forzate, e piccola rispetto agli imponenti abbracci della sua padrona, con le porte chiuse sull’esterno, so-sta silente. Luna ha paura di far soffrire Sofie e così si sottomette al suo volere perché in fondo lo sente, che la sua padrona a modo suo, la ama la coccola la cura e le da prelibatezze culinarie.  

Sofie è contenta perché finalmente la micia l’ha capita, la rispetta.  

Luna non è libera. 

Luna … è felice? 

Sofie non è libera. 

Sofie … è felice di obbligare la micia ad amarla invece che accogliere l’amore autentico che Luna potrebbe darle se solo avesse il coraggio di viverla nella sua essenza? 

Luna, restando con Sofie, si rispetta? 

Luna, rispetta Sofie?

Sofie, rispetta Luna? Luna, avvisa Sofie quando va a fare i bisogni nella sua lettiera: miagola. Sofie è contenta per aver ottenuto un edu-castrazione a sua comodità. Sofie percepisce l’avviso di Luna mentre va in lettiera come un dono nella relazione che hanno instaurato.

Luna non è più un gatto.

Luna non si rispetta. Perde la sua autenticità preferendo la sottomissione mascherata dal rispetto che ha le parole <non è cattiva, è fatta così, ha i suoi modi e il suo carattere> e contemporaneamente pensando di soddisfarla. Ma Luna non è un terapeuta e nemmeno una crocerossina: Luna è un gatto. Luna non si vuole bene. Luna non riconosce il suo valore. 

Luna, non rispetta Sofie: il dolore di Sofie lo riconosce ma so-stando nelle dinamiche che la stessa Sofie crea, non le permette di crescere e di toccare con mano le sue sofferenze, per rinascere. Sofie non è una donna libera. 

Sofie, non si rispetta. Sofie non si vuole bene. Sofie non riconosce il suo valore.  Sofie obbliga Luna ad essere amata perché non riconosce quanto di bello ha nel suo cuore, sotterrato nel dolore che la rende feroce. 

Sofie non rispetta Luna: il suo dolore invece di trasformarlo lo agisce con presunzione arroganza sulla micia. Manipola l’essere della gatta per difendersi dalle sue paure (di perderla, di non essere scelta…).

Sofie, non è cattiva, non è una bestia, dice Francesca:  <<ho sempre pensato fosse un mostro, in realtà è solo insicura e la sua insicurezza invece di portarla con umiltà a chiedere aiuto la porta ad agire un aggressività passiva fortissima che si manifesta con arroganza. La sua sofferenza e la sua non consapevolezza la porta a far stare male la sua micia e tutti coloro che le sono amorevolmente accanto. Sicuramente nelle sue prime esperienze non ha avuto il riconoscimento adeguato pertanto, non sapeva cosa davvero un essere speciale (tutti) merita: la libertà di essere ed esistere per essere scelto nella sua magnificenza. Forse se Luna l’avesse abbandonata scappando dinnanzi alle prime costrizioni, avrebbe potuto nel dolore dell’abbandono ritrovarsi per tornare a scegliere Luna …>>.                                                                                                           

Sofie ha un insicurezza tale ed una paura esagerata di non essere scelta che costringe con una manipolazione gentile amorevole e apparentemente autorevole ad una vita in una gabbia d’oro la sua gatta. 

Luna, non è sciocca, dice Francesca: <<ho sempre pensato che fosse stupida, in realtà era solo innamorata della sua padrona che le regalava comunque tutti i beni di prima necessità, e bacetti e coccole, ma non riconoscendosi come essere meritevole di stima rispetto e valore a sufficienza per se stessa, si accontentava. Sicuramente nelle sue prime esperienze non ha avuto il riconoscimento adeguato pertanto, non sapeva cosa davvero un essere speciale (tutti) merita: la libertà di essere ed esistere. Forse le serviva questa esperienza per crescere, nel dolore ci si può trasformare. Si dice che Dio, o lo segui, o ti trascina … e forse in questa storia, Luna è stata trascinata. >>. 

Sofie non è una donna libera. E Luna non è più una gatta. 

La violenza psicologica ha una forma sottile, spesso mascherata da una forma di protezione, delicatezza, cura. La violenza psicologica ingloba in circoli viziosi talmente subdoli che portano la vittima a spegnersi, a sentirsi sbagliata e punita per il suo essere autentico e vivace, per il suo essere libero e selvaggio. La violenza psicologica paralizza nella paura la vittima, che diviene il riflesso della paura del suo carnefice. Il carnefice non è una bestia, il carnefice è una persona che ha bisogno di aiuto.                                                 La violenza può presentarsi in molte forme, alcune delle quali non visibili.                                                       Per violenza psicologica s’intende una forma subdola di maltrattamento che ha come elemento comune un meccanismo di sopraffazione che nel tempo mina il valore personale, il senso di identità, la dignità e l’autostima di un’altra persona. La violenza psicologica è qualcosa di reale: un vero e proprio abuso emotivo.                                                                                                                                                       

La violenza psicologica utilizza atteggiamenti e parole come arma. Essendo entrambi non un’arma in senso stretto, le persone che esercitano violenza psicologica ritengono di non fare violenza. Se la violenza fisica è oggettiva al punto da lasciare spesso danni visibili sul corpo, la violenza psicologica entra nell’area della soggettività. Questo può rappresentare un terreno fertile per il non riconoscimento e la non validazione di quanto un modello relazionale generi angoscia e sofferenza nelle vittime. La violenza psicologica non ha un aspetto specificatamente definito: i comportamenti, oltre a essere disparati, possono variare in intensità, in frequenza, risultare più manifesti o più celati.                                                                                                   Una cosa è certa: non è un singolo episodio. Si presenta infatti nel tempo come un modello di comportamento ricorsivo e la caratteristica di ripetitività giustifica l’impatto psicologico sulla vittima. Questa si sente sempre più imbrigliata nella rete dell’abusante. Umiliazione e critica, controllo, accuse e negazione, trascuratezza emotiva e isolamento, limitazione della libera natura selvaggia, vicinanze e distanze punitive, sono comportamenti psicologicamente violenti. 

Scappare dal carnefice, prima che sia troppo tardi è necessario. 

Invitare il carnefice a farsi aiutare è importante. 

L’abusante agisce la propria frustrazione, rabbia, sofferenza annientando la vittima con le parole che utilizza e con i comportamenti dissonanti, passando da amore ad odio da attenzioni a castrazioni vere e proprie. Quando la vittima si ribella, prova a fuggire, piange, urla, il carnefice la punisce e la incolpa della situazione, la costringe a credere di essere stessa la causa dei suoi sfoghi.

Sofie può guarire dalle sue fragilità e dalle sue insicurezze, Sofie può sopperire alle mancanze che sente, Sofie può chiedere aiuto. Sofie ha bisogno di un percorso terapeutico per emergere dai suoi vissuti sicuramente simili e dolorosi. 

Sofie può scegliere di non salvarsi e continuare a riproporre esattamente l’amore malato che ha ricevuto e poi agito vivendo nella penuria e nella mancanza di libertà. 

Luna ,se non fosse un gatto, ma la pensassimo come il compagno di Sofie, può, deve, scappare, deve ritrovarsi, e necessita di tempo per ritrovare la sua sicurezza. Luna, ne esce insicura e spaventata, Luna si è ammalata nella relazione tossica. Luna è diventata fragile come il suo carnefice. Ma Luna è la vittima, e solo quando riesce a riconoscersi tale, con coraggio (cor-cordis|con il cuore), deve imparare a lasciare andare tutto quell’affetto che ha provato, quell’amore malato di cui è stata vittima, per riemergere. Luna si salva, se vuole salvarsi, se trova la forza per reagire. 

Luna può scegliere di non salvarsi e un giorno riproporre esattamente l’amore malato che ha ricevuto e divenire a sua volta carnefice alla ricerca di una vittima sulla quale riflettersi (cosa che probabilmente è accaduta a Sofie). 

Luna e Sofie non si sono scelte. 

Luna è stata comprata e tenuta in gabbia, Luna non aveva esperienza di essere scelta e probabilmente una bassa autostima di sé e di quello che meritava (molto di più che essere merce di mercato) non le hanno permesso di scappare a gambe levate. 

Sofie, comprata a sua volta dalla sua stessa sofferenza, probabilmente priva di esperienza di essere scelta e quindi con poca autostima di sé e di quello che meritava non ha avuto il coraggio e la consapevolezza di guardarsi ed accettarsi per il suo valore e quindi ha scelto di controllare la micia, per timore di essere abbandonata. 

Sofie e Luna possono guarire. Sofie e Luna hanno speranza. Se Sofie si fa aiutare, se Sofie guarisce può ritrovare la sua amata Luna ed avvicinarla serenamente, se Luna si fa aiutare, se Luna guarisce, torna un essere libero ed evita di prendere le somiglianza di Sofie e divenire a sua volta abusante. 

Ognuno di noi può scegliere dove e come stare. Qualvolta diviene difficile rendersi conto di essere stati vittime di una vita, di una madre, di un sistema familiare malato, di una relazione,  è doloroso rendersi conto di soffrire ma siamo arrivati in questo viaggio chiamato vita per evolvere. E dal dolore si può evolvere. E se non riusciamo, perché spesso è difficile farlo da soli, chiediamo aiuto. 

Il perdono esiste. 

Le fragilità sono tante. 

Il mistero della mente, e il potere demoniaco della sofferenza sono immensi. 

Le forme di egoismo sano e malato sono tantissime (e le affronteremo in un prossimo articolo!) 

Il bene sano esiste.

Scegliamolo. 

La guarigione dell’anima è la Libertà. La vera Libertà. 

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La fine della storia e uno spunto riflessivo: Dopo 4 anni Luna trova il modo di fuggire, dopo averci provato più volte e più volte (e per ogni volta essere brutalmente punita), l’ultimo tentativo è fatale: Sofie, portata all’esasperazione …  accetta la fuga di Luna perché si rende conto di farla soffrire. La lascia andare.  Luna fugge, e leccandosi le sue ferite, con l’aiuto dell’altro, torna ad essere un animale sociale e nella sua autenticità, selvatico. Luna torna Libera dopo aver perdonato la sua incapacità di fuggire prima e il suo carnefice, poi.  Luna con la fuga vuole far capire a Sofie di cambiare atteggiamento e di viverla per il suo essere micia libera di sceglierla ogni giorno perché un essere speciale … pensa alla sua padrona ogni giorno, le manca molto il suo affetto, ma ogni giorno sa che deve prima amare sé ed essere meritevole. Sogna che Sofie si renda conto e spera di essere cercata e scelta.                                                                               

Sofie ad oggi non si sa, se anziché affrontare il suo dolore lancinante, quello intimo e che si porta dentro da una vita, preferisce non scegliere mai più una micia. Luna le manca molto, ma forse preferisce perderla. Oggi ancora non è tornata a cercarla. Sofie per Amore riuscirà a farsi aiutare e guarire o preferirà vivere castrata nella prigione della sua sofferenza ancestrale? 

Quanto siamo capaci di sceglierci?

Quanto abbiamo il coraggio di affondare nella consapevolezza del dolore, sentirlo, accoglierlo per trasformarlo? 

Quanto vogliamo essere ESSERI LIBERI e FELICI?

La libertà è un viaggio emotivo lunghissimo, con un importante dislivello ma la vetta offre un panorama fantastico. La felicità è la scelta del sentiero che volgiamo intraprendere, e su questo tra fiori alberi, fragoline e funghetti ci addentriamo inevitabilmente nella grotta della Gratitudine come riconoscenza alla fatica e al dolore. Per incontrare la sorgente del Perdono, dobbiamo munirci di borracce sufficienti per tutte le persone con cui siamo entrati in contatto e imparare a unire le mani a coppa per assaporarne l’essenza, la clemenza per  il male che abbiamo scelto di farci fare (per farne esperienza), dissetandoci.


Con Amore

Antonella